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Espletati
i doveri familiari porto il Gruppo in giro per la Città Alta,
il percorso prevede lo spostamento verso la Zona chiamata Porta
Palermo, perché qui c'era la Porta d'uscita dalla città in
Direzione Palermo, passiamo dunque sotto il palazzetto fatto
costruire da mio nonno dopo il suo ritorno da Chicago negli Anni
'20 dove insieme ai fratelli aveva messo su una fabbrica di
scarpe (nella foto mio nonno è quello a destra), dalla piccola
piazza si percorre poi la stretta e buia stradina piena di
"bassi", che in Sicilia sono delle abitazioni a Piano
Strade, in fondo alla quale si vede chiaramente l'ingresso
posteriore della Villa Palmeri.
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Niccolò
Plameri, appartenente a una famiglia dell'aristocrazia terriera siciliana. Studiò economia all'università di Palermo, dove fu allievo prediletto dell'economista Paolo Balsamo. Fu un convinto fautore dell'autonomia siciliana e della Costituzione siciliana del 1812, la costituzione promulgata in Sicilia su pressione dell'ambasciatore inglese Bentinck durante la permanenza di Ferdinando III di Sicilia a Palermo in età napoleonica; fu quindi membro del parlamento isolano. Scrisse anche un pamphlet in favore della costituzione siciliana (Catechismo politico siciliano attribuito a Nicolò Palmeri da Termini, membro del Parlamento in Palermo negli anni 1812, 1813, 1814, vittima del colera al 1837).
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Morì di colera nella città natale.
Quando Ferdinando creò il Regno delle Due Sicilie, fondendo i due regni di Napoli e Sicilia, abolendo quindi l'autonomia della Sicilia, Palmeri scrisse un saggio polemico Saggio storico e politico sulla costituzione del Regno di Sicilia, scritto verosimilmente attorno al 1822 e pubblicato postumo a Lugano a cura di Michele Amari nel 1847. Molti
anni fa la Villa era un Paradiso, sul Viale d'ingresso
posteriore si allineavano voliere piene di uccelli colorati, nel
laghetto c'erano i cigni ed altre voliere ed anche una grande
gabbia con uno scimpanzé abilissimo nello scartare le gomme
americane.
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Negli
anni il degrado aveva fatto scempio di questo piccolo paradiso
ma una decina di anni fa si mise finalmente mano al restauro,
recuperando anche quel che rimaneva della chiesa dei dominicani,
il cui corpo chiesa è sparito in tempo e modalità ignote (le
ultime tracce in una foto degli anni '20 qui di fianco), il Campanile invece,
indefesso ad anni e terremoti, era stato derubricato a
ripostiglio per attrezzi da giardinaggio, oggi pienamente
recuperato insieme alle fondamenta della sua Chiesa fa bella
mostra di se nell'angolo panoramico del parco, come si può
vedere in una foto più in basso, con la recinzione che segna
l'antico perimetro del Tempio.
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Due
sono le tappe imprenscindibili, l'angolo con le panchine in
pietra da cui si gode la vista del Golfo da Cefalù fino a
Porticello, quasi 60 km, da qui d'inverno, quando l'aria è
pulita, si vedono stagliarsi all'orizzonte le Isole Eolie, con
sotto la linea ferroviaria litoranea che si snoda nelle campagne
e il famoso albero coricato, diventato un'attrazione degna di
nota.
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Marcello
Salvi
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