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L'arrivo
a Cagli verso le 10.30 lascia interdetti, la città sembra ancora
assonnata ma passando i minuti non sembra svegliarsi, gli
espositori riuniti sotto i tendoni passano molto tempo a parlare
tra di loro più che con gli appassionati, il cui
numero appare veramente esiguo, in compenso il numero di cani (a
quattro zampe) presenti è quasi imbarazzante, ancora una volta
devo constatare che uscire dal chiostro ha privato Cagli di
quell'abbraccio stringente del colonnato che dava, sempre e
comunque, l'impressione di una calca viva e pulsante, a differenza
della tristezza estetica e pratica di alcuni tendoni sparsi in uno
spazio enorme e fatalmente dispersivo e tendente al vuoto.
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Gli
espositori sono diversi ma sono in gran parte spariti i piccoli
artigiani a favore dei grandi nomi, in alcuni casi (pochi) veri
artisti, con prezzi commisurati ad opere d'arte più che a oggetti
di uso quotidiano, la presenza "pressante" dei
rivenditori ha fatto perdere quell'aria da Zona Franca che rendeva
Cagli un posto magico, la crisi non giustifica il cambio di rotta,
semmai è questo ad agevolarla, insomma quando il vento cala la
cosa più saggia da fare non è certo sedersi ad aspettarlo a vele
spiegate, certo prima o poi tornerà, ma magari nel frattempo
l'equipaggio è morto di fame.
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Annoiato
faccio qualcosa di mai fatto prima, me ne vado in giro e mi
ritrovo in una sala con modellini di navi, interessante, sebbene i
pezzi forti siano la Bismarck ed il Titanic, le navi più iellate
della storia, tutte e due andate a fondo nel viaggio inaugurale,
mancava solamente il Vasa per fare una mirabolante trilogia della
sfiga o forse solamente della presunzione umana.
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Marcello
Salvi
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