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La Terza Tappa, di questa che si chiama la Ruta de Saragozza, mi porta nella Piazza de La
Seo, che si trova in un angolo della Piazza del Pilar, qui si accede agli scavi dell’Antico Foro Romano di Saragozza, scendo una scala di metallo che si inoltra nelle viscere della terra e mi ritrovo nel Foro Romano, sotto la Piazza del Pilar, protetto da impressionanti strutture in cemento armato, alcune ricostruzioni fanno vedere come appariva e varie passerelle in legno portano dentro le strutture a filo del soffitto in cemento, ma la cosa che più mi affascina è la Cloaca, difatti un livello ancora più in basso, in una piazza sotterranea ricavata per esigenze del Museo si apre un’Arco da cui si accede all’antica Cloaca che portava dritta dritta al
fiume.
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Dentro ci si sta comodante in piedi e c’è parecchio spazio sopra la testa, appare come un lungo tubo illuminato che si perde nel sottosuolo in direzione del fiume.
E’ l’ora, vado a sedermi nel piccolo auditorio ed assisto alla proiezione di un mini documentario (in inglese) sulla Fondazione della Città. Quello che capisco, ed è scritto anche nel depliant, è che Saragozza fa un vanto di essere stata l’unica città Romana a fregiarsi del nome completo dell’Imperatore, difatti venne ufficialmente fondata nel 14. a.C. in occasione del cinquantesimo Compleanno di Giulio Cesare con il nome di
Caesareaugusta.
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Finito lo spettacolo mi muovo di nuovo, esco, giro due strade e mi trovo in Plaza San Bruno dove c’è l’ultima tappa, il Porto Fluviale, anche questo conservato sottoterra. In realtà si tratta di poco o nulla, quattro rovine ben sistemate, ma il filmato, immancabile anche qui, ci tiene a far sapere che l’Ebro, il Fiume di Saragozza, e quello che ha dato il nome alla Penisola Iberica. Il suo antico nome era
Hiberius, divenne poi Ibero ed infine Ebro, il fiume che faceva da collegamento nella Provincia Romana della Hiberia
Tarraconensis, controllata dalle Legioni IV, VI, X. Alla fine comunque la Ruta è stata positiva.
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Uscito dal Porto Fluviale un salto, ma proprio un salto al Ponte de Piedra e mi avvio nuovamente verso la Plaza Paraiso dove prenderò il bus 51 per l’albergo, ma non prima di mangiare qualcosa. A Plaza de Espana incrocio un
MacDonald, sono tentato ma preferisco proseguire per mangiare da
Pan’s, mal me ne incolse. Arrivato alla Plaza de Argon entro da
Pan’s, c’è solamente una ragazza che mangia nel grande salone guardando la TV, nessuno al banco, attendo, nessuno, vedo le teste degli inservienti dietro i vetri della cucina ma non viene nessuno, busso sul tavolo, niente, busso di nuovo niente, intanto sono passati cinque minuti, mi stufo ed esco.
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Mi guardo in giro, tornare da MacDonald vuol dire farsi un buon chilometro indietro e poi rifarselo per tornare dove già sono, rinuncio, vuol dire che prenderò un panino alla Stazione dove lo presi il primo giorno. Prendo il bus e torno in albergo, salgo in camera e mi accorgo di non essere passato a prendere il
boccadillo, di scendere di nuovo non mi va, vuol dire che pranzerò con i biscotti comprati la sera prima al supermercato, detto fatto mangio e mi stendo un po’ per riprendere le forze, ridendo e scherzando ho fatto altri dieci chilometri.
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Marcello
Salvi
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