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Inizio con una premessa: odio scrivere al presente, ma questa volta è necessario.
E' mattina presto, troppo presto per i miei bioritmi, a bordo del primo volo
Alitalia verso Paris CDG siamo solo in due ad occupare la business class; dopo i convenevoli tipici di queste situazioni e una decente colazione, scopro che il mio compagno di viaggio è un ex fumatore di pipa, frequentatore di Carmignani ai tempi d'oro. Mentre sorvoliamo le alpi la conversazione scivola inevitabilmente sui tabacchi e il mio interlocutore inizia a fare nomi come dunhill e balkan
sobranie.
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Ma rimane molto sorpreso quando gli dico che questi nomi fanno ormai parte del collezionismo, visto che quasi tutti i marchi storici sono scomparsi o prodotti altrove in veste di succedaneo.
Una volta a Charles de Gaulle il tabellone dei voli mostra laconico un ritardo di quattro ore per il volo di Chicago, non mi rimane che accomodarmi nella saletta skyteam con tanta pazienza confortato dalla presenza dell'acqua perrier che preferisco a qualunque altra bevanda.
Verso le due del pomeriggio si decolla, dopo aver sorseggiato una spettacolare spremuta di lamponi more e mirtilli (frutti freschi), stendo la poltroncina a guisa di letto, mi copro completamente e dormo per tutta la tratta oceanica. |
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Otto ore di volo, due di in coda per il controllo passaporto -erano arrivati due aerei pieni di arabi prima del mio-, ma ora è tutto alle spalle e sono finalmente a Chicago, fa decisamente freddo.
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Gian
Maria Gamboni
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