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IX
Copa Barcelona
20.06.2008 ---
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Esattamente al colmo del cammino si trovano alcune grotte, divise da tramezzi semicrollati, evidentemente qui in tempo molto lontano c’era qualcosa di simile ad un eremo, con le cellette direttamente ricavate nella montagna, ci fermiamo, è ora di pranzo e quindi si pranza e ci si riposa con una fumatine, fa caldo, anche se siamo ai mille metri. Pane, formaggio, salame, acqua, Commonwealth e Peterson, un’oretta di pace tra i monti.
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Il Vice Presidente va in esplorazione, pochi minuti e torna, dice che non è necessario tornare per la via dalla quale siamo venuti, che il sentiero prosegue e va poi a reinnestarsi in quello da cui siamo venuti grazie ad una scala, un po’ ripida ma praticabile. Si riparte, il primo ostacolo è la porticina da superare per passare sull’altro lato dell’eremo, deve essere stata progettata per i puffi, sta di fatto che io, complice anche lo zaino sulle spalle, sono costretto prima in ginocchio e poi letteralmente a strisciare per guadagnare la luce dall’altra
parte. |
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dove quel che mi aspetta è un sentiero non più largo di trenta centimetri schiacciato tra la montagna e la solita ringhiera in legno marcio, si tratta di quindici metri, non di più ma il passaggio è disagevole a dir poco, poi si apre, ma non dura molto. La scala che porta al sentiero dell’andata non è solamente ripida, è praticamente inesistente, si tratta di un abbozzo scavato nella roccia sassosa, piena di pezzi mancati e con la vegetazione che la fa da padrone, ad un certo punto, in assenza dei rami a cui aggrapparsi, sarebbe stato ben difficile mantenere l’equilibrio senza ruzzolare fino a valle e
infine si guadagna la strada maestra.
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C’è anche un po’ di sollievo nel mettersi in fila ad attendere la funicolare che ci porta di nuovo a
Monserrat.
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Marcello
Salvi
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