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Pretorians in
New York City
Part One
by Maurizio Spunticcia |
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Finalmente
è arrivato il giorno della partenza, la valigia e il trolley sono
davanti la porta pronti per seguirmi in questo viaggio americano. Alle
ore 8.20 mio padre mi passa a prendere per portarmi alla Stazione
Tuscolana dove mi attende il treno che mi porterà all’aeroporto di
Fiumicino. Fortunatamente il traffico mattutino di Roma non è caotico
come mi aspettavo e alle 9.00 sono in stazione mi prendo un caffè e
subito dopo saluto mio padre, rimanendo in attesa del mio compagno di
viaggio Marco, che arriva intorno alle 9.30 e giusto in tempo per
andare al binario 5 dove alle 9.42 prendiamo il treno direzione
aeroporto, il nostro volo British Airways per Londra parte alle 11.55.
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Alle
10.15 circa siamo in aeroporto facciamo il checkin e ci dirigiamo al
terminal in attesa dell’imbarco, il terminal è poco affollato, alle
12.10 siamo seduti all’interno dell’aereo che ci porterà nella
capitale inglese. Il volo di circa
2 ore e 30 minuti scorre tranquillo, giusto il tempo di scendere
dall’aereo e gli inglesi ci danno subito il benvenuto con i loro
regolamenti del piffero, negli aeroporti inglesi è previsto un solo
bagaglio a mano e quindi non mi stupisco del perché della guida a
destra sembra che in ogni occasione devono sempre distinguersi. I
poliziotti di turno ci segnalano che possiamo accedere ai terminal
solo con un bagaglio a mano e quindi davanti ai loro occhi inseriamo
il bagaglio di troppo in un trolley.
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Quindi
ci fanno passare oltre il check point tutti soddisfatti ma per me si
fanno solo prendere per i fondelli, onestamente penso tra me e me che
a parte le pipe e le english mixtures questo popolo non ha dato molto
al genere umano, dopo questo simpatico episodio giriamo nel terminal
dell’aeroporto di Heatrow in attesa del volo anche questo con
British Airways destinazione New York. Finalmente
arriva l’ora dell’imbarco e mi accorgo che il nostro aereo è lo
splendido Boeing 747 aereo che ho sempre amato, al controllo
passaporti mi capita che quando viene letto il nome della città cioè
Roma il “controllore” di turno non si lascia scappare
l’occasione di infierire sulla disfatta inglese della Roma con un
sorrisetto ironico sulla faccia !!!
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Lo
avrei incenerito senza molte esitazioni, questo rafforza in me
l’idea dell’inutilità di questo popolo, ma di rimando gli ricordo
che oltre la squadra della Roma farebbe bene a ricordare la Roma
dell’Impero e ora sono io quello che va via con il sorriso. A bordo
dell’aereo mi rendo subito conto che i posti non sono molto comodi
ma almeno passerò del tempo utilizzando il monitor davanti al mio
sedile che mi permette di accedere al sistema di intrattenimento
dell’aereo con film e musica. Il tempo di accomodarci e le solite
dimostrazioni da parte del personale di bordo sulle procedure di
emergenza che dopo pochi minuti il pilota segnala al personale di
bordo di prepararsi al decollo.
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Devo
dire che il decollo è la parte del volo che più amo e sentire questo
bestione che prende velocità per spiccare il volo è davvero un
piacere. Il decollo avviene sotto
una pioggia scrosciante in tipico stile inglese, arrivati in quota di
crociera ci viene servita la cena, composta da un riso al curry e
pollo, un panino, un insalata congelata, una fetta di torta alla
fragola e una tazza di caffè fumante pasto non molto ricco ma
sostanzialmente gradevole, finito di mangiare comincio ad esplorare il
sistema di intrattenimento di bordo, e mi sparo in sequenza il film
“Una notte al museo” ed in seguito “Eragon” tutti
rigorosamente in inglese ma in fondo molto comprensibili.
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Con
mia sorpresa trovo una puntata di “Doctor Who” mitica serie degli
anni 80 che veniva messa in onda sulla RAI in bianco e nero, mentre
questa puntata appartiene alla nuova serie in onda sulla BBC a colori
e con effetti speciali molto ben fatti, alla fine di questo telefilm
mi sparo una puntata di Scrubs e due della serie di Robin Hood, sul
monitor relativo allo stato del viaggio mi accorgo che siamo quasi sul
Canada il grande Atlantico ormai è alle nostre spalle. A questo punto
del volo ci viene offerta la merenda composta da due tramezzini non
male e una specie di Kit-Kat e l’immancabile tazza di caffè,
scambio qualche chiacchera con Marco e compilo il modulo per
l’ufficio immigrazione da consegnare allo sbarco.
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Come
per magia sento il pilota che annuncia l’imminente atterraggio
all’aeroporto JFK di New York, il viaggio è stato grazie al fuso
orario sempre di giorno e devo dire che questo giorno è stato il più
lungo della mia vita, finalmente il bestione tocca terra con un
atterraggio morbido e senza particolari scossoni, e allora penso
“evvai sono in America nella città che non dorme mai.”
Una volta ritirati i bagagli e passata la dogana con relativa
schedatura comprendente il rilevamento delle impronte digitali e la
foto ricordo, usciamo dall’aeroporto e prendiamo un taxi con
destinazione Manatthan.
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Precisamente
sulla 55^ strada incrocio con l’8^ strada, arrivati a destinazione
prendiamo stanchi ed esausti possesso dell’appartamento che ci
ospiterà per i prossimi 7 giorni.
Dopo aver sbrigato le solite prassi burocratiche con la persona
dell’agenzia, cominciamo a disfare le valigie, il nostro
appartamento è semplice ma funzionale molto caldo e ospitale con mia
sorpresa è presente una statua del Buddha vicina al mio letto una
cosa che trovo molto gradita, tra le altre cose mi accorgo che il
Cavendish non è solo un tipo di tabacco ma anche una qualità di
banane cosi come riportato su una scatola di banane Bonita, dopo un
paio d’ore usciamo per mangiare un boccone, al rientro dalla cena mi
stendo sul letto dove crollo in pochi minuti e questa mezza giornata
newyorkese volge al termine.
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