Dove
si capisce che per i Madrileni il giorno è un fastidioso intermezzo tra
due notti.
L'aereo decolla puntualmente da Fiumicino ed altrettanto puntualmente
atterra al Barajas di Madrid dopo un volo tranquillissimo ed assolato.
Appena arrivato in albergo accendo il cellulare e subito arriva l'SMS di
Michele (mmba) "Sei arrivato ?". Sono le ore 12.45 ed io mi
sono alzato alle 0400 zulu, prendetene nota. Lo richiamo, mi dice di
prendere subito la Metro, lui mi aspetterà alla fermata Tribunal. Da
qui, insieme andiamo a trovare Javier, Presidente del CAP di Madrid, al
Ministero del Lavoro, qui veniamo ammessi alla mensa e con l'incredibile
somma di 2,70 euro ingurgitiamo nell'ordine Paella de Marisco, trota con
patate, mousse di limone. Senza por tempo in mezzo con la macchina di
Javier partiamo per l'aeroporto, c'è da recuperare la Vilma Armellini
con suo figlio, laziale benché Varesino, li accompagniamo in albergo
dove viene loro concesso a malapena il tempo di posare le valigie, poi
via di corsa verso la sede del Club dove veniamo presentati agli altri
soci, sono ormai quasi le 23 quando lasciamo la sede per andare a cenare
in un locale lì vicino dove mi beo di un "huevos rotos con bacon y
queso", quello che mi viene portato è un piatto di terracotta dove
su un letto di patatine fritte è stato adagiato un uovo moderatamente
strapazzato, sul quale hanno trovato posto delle fette di pancetta
fritta ricoperta di formaggio fuso. Intorno alla mezzanotte e mezza
quattro spagnoli, Moncho, Manolo, Ramon, Ricardo più il figlio di
Vilma, Matteo, ed io ci rechiamo in un pub per bere un ultimo bicchiere,
lasceremo il pub solamente alle 4.30 per recarci in un altro locale, una
specie di tunnel sottoterra dove tra musica spaccatimpani e ragazze
molto poco vestite scorrono fiumi di alcool, da qui usciremo alle 6
circa per recarci in una churreria, una specie di friggitoria che vende
churros, barre di pastella fritte, alle 7 del mattino finalmente
guadagniamo l'albergo. Da tramandare ai posteri la faccia del portiere
quando chiedo la chiave con Matteo che aspetta a sua volta di chiedere
la sua, con un filo di voce l’omino mi dice "Es una camara
singola".