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Avevo
deciso di prendere il bus delle 09.30 che al massimo sarebbe
arrivato in Aeroporto alle 10.15, ma alla fine, con il Gate che
chiude alle 11.20 preferisco prendere quello dello 08.30, faccio
con cura la valigia e programmo la sveglia del cellulare alle
05.30, tuttavia quando vado a dormire. Tra una cosa e l’altra,
sono quasi le due del mattino. Come al solito mi sveglio prima
della sveglia, ricontrollo la valigia, soprattutto verifico che
il piatto e la tazza che ho comprato siano ben sistemati e
protetti, controllo di non dimenticare nulla in giro e scendo
alla reception per pagare che sono da poco passate le sette.
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Ultime verifiche, valigia, giacca a vento gilet, giacca impermeabile al braccio cappellino in testa lascio la camera
poco prima delle otto, riconsegno la chiave alla reception e mi
metto a parlare un po’ con Antonio, il ragazzo di Oristano,
alla fine quando esco dall’albergo, passando nella Stazione,
vedo dalle vetrate il bus per l’Aeroporto delle 08.30 che
passa, rallenta alla fermata dove non c’è nessuno, e riparte
a razzo. Ora bisognerà aspettare quello delle 09.00, esco dalla
Stazione, mi siedo su una delle panchine del parcheggio e mi
fumo un Fleur de Savane, quando è finito mi alzo e vado alla
fermata, in cinque minuti arriva molta altra gente, il bus delle
08.30 era vuoto, quello delle 09.30 è pieno, e capisco presto
il perché, sono tutte persone senza alcun bagaglio.
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Difatti il
bus prima di arrivare in Aeroporto ferma davanti ad un enorme
centro commerciale che apre alle dieci, evidentemente queste
sono persone che lavorano lì, difatti alla fermata del centro
commerciale l’autobus si svuota e rimaniamo in quattro. Due
minuti e siamo in Aeroporto. Sono le 09.25 e mi accorgo che
l’Aerostazione ha appena aperto, in effetti il volo da Roma,
che giungerà alle 11.30, è il primo volo della giornata, è un
po’ inquietante, sebbene l’Aeroporto di Saragozza sia molto
piccolo, ritrovarsi ad essere solamente in quattro.
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Il
bar in fondo al grande salone delle partenze ha appena aperto,
ci mettiamo in fila, ordiniamo e portiamo il nostro cibo ai
tavoli disposti lungo le vetrate, una normale colazione, café
con teche e cornetto. Al mio tavolo mi affetto il cornetto con
le posate, come si usa in Spagna, e bevo un sorso di latte,
resto interdetto, nella mia mente appaiono come un flash
involontario le parole “Polenghi Lombardo”, e capisco in
un istante che il mio viaggio è finalmente finito, Saragozza
è il punto di arrivo, sono tornato a casa, alla fine.
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Prendo
le mie cose, passo i varchi di controllo, attendo il volo tra
due pestilenziali bambini che a questo punto non mi danno
neanche più fastidio, mi godo il volo ed in vista delle Coste
della Sardegna vedo uno spettacolo che non mi era mai capitato
di vedere, il Sole, colpendo l’aereo che vola a 10.000 metri
di quota, proietta sul Mare la sua Sagoma seguita da quelle
delle scie incandescenti lasciate dai motori. Alle 14.20 sono
nella mia 205, a Ciampino, accendo il mio mezzo Garibaldi di
ordinanza e parto, giro la chiave, spingo il bottone ed il
motore romba al primo colpo, neanche la necessità di tirare
l’aria, esco dal parcheggio, imbocco il Raccordo, mi metto
sulla corsia di destra, ma la macchina va, mi sposto su quella
centrale, ma la macchina va, mi sposto su quella di sinistra e
la 205 arriva in un attimo ai 140, velocità che non vedevo su
quel tachimetro dal 2005.
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Nessuna vibrazione, nessun rumore
strano, il volante non sussulta, è stabile, la lancetta non
pulsa, è fissa, sono perplesso, ha qualche cosa a che vedere
con la bussola del cruscotto che, dopo due anni, qualche
giorno fa si è accesa da sola senza nessun intervento di
riparazione ? Il Raccordo è libero, spingo ancora, 150 …..
160 ………. 170, alzo il piede e torno con calma ai 130, la
205 non aveva mai fatto 170 orari, dopo 21 minuti sono in
garage, e sono contento di avere ritrovato un’amica. |
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Marcello
Salvi
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