Il Mausoleo

di Lucilio Peto

Il sepolcro dei Lucilii, meglio noto come Mausoleo di Lucilio Peto, è un monumento della città di Roma. Sorge 470 m a nord del sito dell’antica porta Salaria, presso il fianco sinistro dell’omonima strada, a una quota inferiore di 8 m circa, a circa 50 metri da dove fu ucciso D'Antona. La sua scoperta risale al maggio 1885, in occasione della costruzione di un muro di cinta nella vigna soprastante, proprietà del cav. Cesare Bertone. L’area archeologica, antistante l’arco orientale del sepolcro, raggiungibile mediante due rampe di scale del 1925, nasconde un filare di blocchi tufacei, che corre 15 m a est del monumento. 

Il filare, orientato nord-sud e parallelo alla Salaria attuale, oggi ricoperto per motivi di conservazione, è quanto rimane del muro di recinzione originario dell’area sepolcrale dei Lucilii. Il sepolcro si presenta come un cilindro piatto e appartiene alla "famiglia" dei tumuli. Il tamburo (diametro 35 m, altezza massima 4,7 m) consta di una cortina in opus quadratum e di un anello interno in opus caementicium; le due parti sono ammorsate attraverso una sequenza regolare di diatoni.

Il rivestimento, in travertino, si articola in: basamento (a sua volta composto da due filari lisci e uno modanato); bugnato liscio (quattro filari, con giunti falsi interni) e cornice a dentelli di coronamento. Nell’arco orientale del monumento svetta un pannello epigrafico in marmo lunense (cinque i filari superstiti), incorniciato con un elegante kyma lesbio. Nel registro superiore della superficie si estende, in tre righe, l’epigrafe sepolcrale (CIL, VI, 32932), pertinente a M. Lucilius Paetus, che ricoprì, nella milizia equestre, le cariche di tribunus militum, praefectus fabrum e praefectus equitum, e a Lucilia Polla, sua sorella, presumibilmente defunta quando fu eretto il sepolcro.

Nell’estremità occidentale del monumento si apre l’ingresso, spogliato del rivestimento lapideo originario. L’interno del tumulo presenta strutture murarie in opus caementicium dealbato, privo di decorazioni pittoriche. Un dromos, con volta a botte, conduce ad una camera sepolcrale, a croce greca, coperta da una volta a botte lunettata. La nicchia settentrionale ospita una delle tre klinai originarie, anch’essa in cementizio dealbato.

Le strutture descritte documentano la fase originaria del sepolcro, che si inserisce tra la media e la tarda età augustea, come provano i reperti ceramici estratti dal riempimento del tumulo e la connotazione stilistica del kyma lesbio del pannello epigrafico. Una corona di cinque piccoli sepolcri ipogei, addossati esternamente al tamburo, lungo l’arco orientale, costituiva la seconda fase edilizia del tumulo. 

La loro presenza diede modo a Rodolfo Lanciani, che seguì gli scavi di fine Ottocento, di basare su una prova concreta l’ipotesi di interro del sepolcreto Salario, avvenuto a suo avviso in età traianea. Nella necropoli, secondo la sua ipotesi, sarebbero state scaricate le terre provenienti dallo sbancamento della sella che congiungeva Campidoglio e Quirinale; operazione funzionale alla realizzazione del Foro progettato da Apollodoro di Damasco. La terza fase edilizia del tumulo consiste nel riutilizzo dei suoi ambienti interni, con loculi e formae, cui seguì lo scavo di un ambulacro. L’esiguo numero delle sepolture, circa ottanta, la totale assenza di segni iconografici e il riutilizzo di manufatti provenienti dal sepolcreto, lasciano pensare che l’ipogeo sia stato utilizzato da una ristretta comunità, appartenuta ad uno dei più umili strati sociali. Mancano elementi certi per stabilirne il culto.

L’esame dei manufatti segnalati, soprattutto dei bolli doliari, suggerisce uno sfruttamento degli ambienti nell’arco del IV secolo. La quarta fase edilizia del sepolcro dei Lucilii corrisponde, poi, alla spoliazione del paramento lapideo, avvenuta presumibilmente nel corso del XVI secolo, cui seguì la violazione delle sepolture nell’ipogeo. Un cunicolo, che si sviluppa oltre la nicchia sud della camera sepolcrale, posteriore al 1940, testimonia infine l’occupazione degli ambienti interni del tumulo nel corso della seconda guerra mondiale.

Estratto da Wikipedia

 

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