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“Gli
eserciti si separarono; e, da quel che si dice, Pirro rispose a uno
che gli esternava la gioia per la vittoria che “un'altra vittoria
così sui Romani e sarò rovinato”. Questo perché aveva perso
gran parte delle forze che aveva portato con sé, quasi tutti i suoi
migliori amici e i suoi principali comandanti; non c'erano altri che
potessero essere arruolati, e i confederati italici non
collaboravano. Dall'altra parte, come una fontana che scorresse
fuori dalla città, il campo romano veniva riempito rapidamente e a
completezza di uomini freschi, per niente abbattuti dalle perdite
sostenute, ma dalla loro stessa rabbia capaci di raccogliere nuove
forze, e nuova risolutezza per continuare la guerra. “
(Plutarco) |
Pirro, Re
dell’Epiro, era Re di uno degli Stati nati dallo scioglimento
dell’Impero di Alessandro Magno e di tale Grande Condottiero si
riteneva il Successore Naturale, si era messo in testa di
sconfiggere Roma, la potenza emergente dell’Epoca.
Chiamato da
Taranto a dar manforte nella guerra contro i Romani, era giunto in
Italia certo di sconfiggere i Romani. Arrivato con 30.000
uomini affrontò per la prima volta le Legioni di Roma ad Eraclea e
lì si consumò la prima battaglia, vinta da Pirro, e dopo la quale
egli offrì la tregua a Roma avendo constatato gravi perdite tra i
suoi, tregua rifiutata da Roma, una seconda battaglia avvenne ad
Ascoli Satriano, al termine della quale si concretizzò la famosa
“Vittoria di Pirro”.
Difatti
al termine dei due scontri nell'Esercito Romano si contavano
15.000 perdite ed in quello di Pirro 13.000, ma mentre le truppe
Romane venivano rinforzate da Legionari freschi che accorrevano da
ogni parte della Penisola, Pirro
non aveva altri uomini da mettere in campo, anzi aveva perso i suoi
migliori e non poteva più contare sull’effetto sorpresa generato
dall’uso degli elefanti in battaglia che, sulle prime, colsero di sorpresa i
Romani, ma non avendo l’effetto devastante che invece Pirro si
aspettava, inoltre le Tribù Italiche, sul cui appoggio Pirro aveva
contato fin dall'inizio, si rivelarono fedeli a Roma e non dettero
l'appoggio sperato lasciandolo privo di ricambi.
Lo
scontro tra i Romani e gli Epirioti rappresentò lo
scontro tra le due massime espressioni militari dell’epoca. Da una
parte la Falange Macedone, tipicizzata da uno schieramento rigido e
compatto, dall’altra le Legioni di Roma, più flessibili e mobili,
meno d’impatto immediato, ma che fondevano potenza e mobilità
delle truppe sul campo di battaglia, concetti assolutamente
innovativi per l’epoca.
Pirro
a questo punto ripiegò in Sicilia dove intraprese trattative con i
Cartaginesi per avere il loro appoggio ma fece il grave errore,
convinto di dare dimostrazione di potenza, di porre l’assedio a
Erice, fortezza Cartaginese, come risultato ottenne la
ribellione di tutte le città puniche della Sicilia che si
rivoltarono contro di lui costringendolo a ripiegare ed abbandonare
la Sicilia tornando in Italia, dove i Romani, pazientemente, lo
aspettavano al varco e lo attaccarono nella piana di Maleventum che
dopo la vittoriosa battaglia sull’esercito di Pirro venne
ribattezzata Beneventum.
Il
termine Vittoria di Pirro diventò, e tutt’ora è, esempio di
una Vittoria ottenuta a così caro prezzo da essere totalmente
inutile ma anzi deleteria, lasciando il dubbio che evitare lo
scontro sarebbe stata cosa migliore, poiché la Vittoria Finale sarebbe andata a chi aveva, apparentemente, perso sul campo, ma
forte di risorse migliori, originalità ed innovazione, fu in grado
di assorbire quella sconfitta senza traumi e trarne anzi forza e
morale per resistere e vincere la Guerra.
Sicuramente
Pirro aveva sottovalutato più che l'Esercito di Roma la Spirito di
Roma, abituato a gestire Eserciti "al soldo" e messi
insieme disomogeneamente per ottenere un dato scopo, non aveva preso
in considerazione la Spirito di Corpo delle Legioni di Roma, fatte
da Romani a difesa di Roma e dunque con motivazioni diverse e con
respiro più lungo della semplice battaglia in campo aperto.
E’ un dato di fatto che
Pirro ed il suo Esercito non si ripresero mai da quella
“vittoria” mentre i Romani, grazie a quella “sconfitta”,
gettarono le basi per un Impero che non avrà mai più eguali
nella Storia.
Stella
E. Del Prato
27
Marzo 1994
(data file su floppy)
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