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II
Conclave LP
13
Luglio 2007
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Recandomi
al II Conclave della Legio praetoria con il bus 80 passo lungo Via
Veneto e Via del Tritone, i turisti sciamano lungo le strade, capelli
biondi, occhi azzurri, pelle arrossata dal Sole Mediterraneo, faccie
stanche, sudate, affrante, ma con stampato sopra un sorriso felice,
quasi ebete, che svela la consapevolezza di essere finalmente
approdati nel luogo in cui il vortice della Storia è stato costretto
ad arrendersi, l’unico luogo al mondo dove la storia non è un
concetto astratto, un capitolo già scritto ma un lungo dipanarsi tra
vie, piazze, palazzi luoghi e vestigia di un tempo passato ma mai
finito.
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Nella
sua storia Roma ha perso tante battaglie, tutte combattute fino
all’ultimo uomo, ma ha vinto quella più importante, quella con il
tempo che qui ha posto dimora, accettando di essere solamente un
comprimario, dando a Roma il titolo di Città Eterna, l’unico luogo
al mondo dove da 2000 anni si varcano le stesse soglie, le stesse
porte, gli stessi archi, dove l’acqua ancora scorre negli acquedotti
millenari, dove ancora si scavalca il Tevere sugli stessi Ponti, dove
ancora si può passeggiare nella stessa aula dove il Senato di Roma
prendeva le sue decisioni, dove le colonne che proiettano la loro
ombra sulle piazze sono le medesime di 20 secoli fa.
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A
Roma persino i tombini portano incisa la Storia in quell’SPQR che
esalta la continuità di Roma il cui nome, da quel lontano 753 a.C.
incute rispetto, invidia, gelosia, l’unica città nella Storia del
cui Impero restano tracce ovunque, dalle Colonne d’Ercole agli
Urali, dalle sponde del Nilo alle Higland Scozzesi, fino al Gange ed
alle steppe Asiatiche. Mi piace pensare a quel SPQR come al
"Sono Pazzi Questi Romani" tante volte gridato da Obelix, mi
piace perché solamente un popolo ammantato da una follia collettiva
poteva pensare di soggiogare il mondo come poi effettivamente fece.
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E
noi che abbiamo nelle vene lo stesso sangue di quegli antichi Conquistatori
non possiamo che esserne fieri e ci dispiace per gli altri, quelli che
di Roma non hanno conosciuto la Gloria ma solamente il Dominio e non
hanno ancora capito che la Storia non si riscrive ne si cambia, è
cosa fatta e chi l’ha fatta respirava la stessa aria che respiriamo
noi, quella che dal Tirreno soffia verso l’interno e porta
l'odore del Mare, che a sentirlo bene è ancora frammisto all'odore
della pece di cui erano spalmate le navi che solcavano il Mediterraneo
in lungo ed in largo tanto da rinominarlo Mare Nostrum.
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Prima
di recarci sul vero luogo del Conclave è d'obbligo reperire la Cena,
quindi si fa il pieno di Arancini che poi verranno brutalmente
giustiziati nel Segreto della Riunione, il Senatore Flavio arriva
carico di spumanti e vini che serviranno allo scopo e di una latta di
Sullivans ventennale. All'apertura un brivido coglie Giovanni convinto
che il tabacco sia ammuffito ma un rapido esame permette di verificare
che si tratta solamente di affioramenti di zucchero dovuti al tempo,
nulla di grave, anzi il tabacco è perfetto, anche come umidità e
rapidamente le pipe vengono caricate.
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Tra
uno sbuffo e l'altro si discute del motivo per il quale abbiamo
riunito questo Secondo Conclave, si beve, si mangia e le decisioni
vengono una dopo l'altra senza particolare fatica, mentre gli Arancini
finiscono, gli Spumanti evaporano ed il Sullivans va in fumo
allegramente. Si decide la data della III Coppa Roma e del II Torneo
di Natale e tante altre cose che non è il caso che il Mondo sappia
adesso, ci sarà occasione a tempo e luogo di renderle pubbliche. Si
stila un verbale giusto per mettere nero (in questo caso rosso) su
bianco e dopo solamente 6 ore il Conclave volge al termine.
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Verbale
II Conclave Legio Praetoria Comunicato
Numero 16 del 14 Luglio 2007
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Marcello
Salvi |
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