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Cena
di Pasqua
Ariccia
30
Marzo 2007
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Ariccia
Chiesa di Maria Assunta |
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Incredibilmente
semplice il coordinamento per arrivare in un luogo non sempre
facilissimo da raggiungere, eppure i Pretoriani partiti da ogni
punto di Roma sono riusciti a convergere sul Ristorante con uno
scarto tra il primo e l'ultimo inferiore ai dieci minuti, segno che
l'organizzazione, anche personale, è stata efficiente, anche se il
Presidente, il Vicepresidente ed un Senatore hanno prima dovuto
spiegare a due ragazzotti a Piazzale Aldo Moro che il Pigino
Senatorio non è uno spinello e soprattutto non in vendita. I tavoli sono
già pronti ed in attesa di decidere le pietanze qualcuno si lancia
già sulle bevande per festeggiare la sua fresca nomina a Senatore,
d'altra parte siamo qui per festeggiare e allora festeggiamo !
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Il
classico antipasto dei Castelli arriva presto in tavola sotto forma di
piattate esagerate, cominciano a circolare larghi piatti di prosciutto
crudo, salami vari piccanti e non, formaggi assortiti, salsicce di
cinghiale, coppiette di cavallo, porchetta come se piovesse, verdure
grigliate sottolio, mozzarelle di bufala, olive verdi e nere,
bruschette irrorate d'olio, pane dei Castelli. Che l'abbuffata abbia
inizio ! I piatti si riempiono, intanto circolano pipe (rigorosamente
spente !), buste di tabacco, si annusa, si valuta, si parla, si beve,
si mangia, si scattano foto ed ogni tanto ci si unisce agli urli della
tavolata accanto dove un'altra compagnia festeggia una Laurea.
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Tra
una fetta di prosciutto ed una di porchetta un bicchiere di rosso ci
sta bene e serve anche a schiarirsi le idee e progettare nuovi
progetti, d'altra parte se il Club finora ha funzionato bene è anche
perché ci siamo ben guardati dal prendere decisioni da sobri. Intanto
si discute di quello che ancora c'è da fare per la Gara di Giugno e
di quello che ancora c'è da organizzare per il Cagli Express che
ormai ha già i motori accesi e quasi in temperatura e intanto,
ignari, si aspetta la Fiamminga di Boscaiola che riuscirà a stroncare
anche gli stomaci più inappetenti.
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La
povera pasta viene giustiziata tra frizzi e lazzi con gioiosa
sconsideratezza, alla fine resteranno sul tavolo bottiglie vuote e
piatti puliti, poche briciole di pane. Il tutto al costo pro capite di
un latta di tabacco circa. La serata prosegue lungo le vie di Ariccia,
chi fumando il sigaro, chi la pipa si risale verso la piazza
principale, sede della splendida Chiesa di Maria Assunta, e poi si
scende giù verso il Belvedere, sulla piazzetta che da su Roma e le
sue luci, l'ora si fa tarda e quando risaliamo l'ultimo Bar aperto ci
rifiuta persino un caffé.
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L'ora
è giunta, si rientra tutti verso Roma, lungo l'Appia che appare
sgombra ma in realtà non lo è, per il Laterano e Porta Maggiore,
dove l'ingorgo all'una del mattino è cosa normale ma scorre più
velocemente grazie a Mamma
Roma, giù per
Portonaccio, per la Nomentana, per Montesacro ed infine ecco Tufello,
dove tutto tace e veramente sembra notte anche se l'autoradio diffonde
le note della Fiera dove "pe'
du' scudi er patata su' madre scippò".
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Marcello Salvi
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