|
Negli
Stati Uniti l’usanza di fumare sigari si diffuse solo all’epoca
della guerra civile, in cui si consumavano i sigari nazionali più
costosi, prodotti con tabacco cubano e denominati avana. A Cuba,dove
il sigaro divenne un simbolo nazionale, a partire dal 1500 i contadini
cubani si trasformarono in vegueros (coltivatori di tabacco) in
costante lotta contro i grandi proprietari terrieri. Alcuni di loro
divennero fittavoli o mezzadri, altri furono costretti trovare nuove
terre da coltivare, in regioni quali Pinar del Rio e Oriente.
|
Verso
la metà dell’800 esistevano circa 10000 piantagioni di tabacco e
cominciarono a sorgere fabbriche all’Avana e in altre città e la
produzione di sigari divenne un settore florido. I produttori di
sigari divennero il fulcro della classe lavoratrice industriale cubana
e nacque un’usanza unica,viva ancora oggi: la lettura di testi
letterari, politici e di varia natura, come le opere di Zolà,Dumas,
agli arrotolatori da parte dei colleghi in modo tale da migliorare
l’istruzione dei lavoratori e di ridurre la noia. Le esportazioni
erano dirette principalmente verso gli Stati Uniti finchè, nel 1857
non furono erette le barriere doganali.
Sempre
intorno a questi anni iniziò la differenziazione delle marche e delle
dimensioni e all’introduzione della scatola di sigari e
dell’anello. Tra l’altro l’invenzione dell’anello si deve ad
un produttore che trovando da un mercante alcuni sigari di sua
proprietà mischiati con altri di qualità inferiore pensò di
distinguere il suo prodotto con una fascetta che rendesse impossibile
le confusioni. L’idea fu presto imitata da altre ditte che le fecero
sempre più colorate, ornate; tanto che all’inizio del 900 si arrivò
persino ad impiegare polvere d’oro.
Molti
produttori di sigari emigrarono negli Stati Uniti, nella Repubblica
Domenicana, in Messico, in Venezuela e in Honduras per sfuggire alla
miseria e fondarono industrie di sigari nel loro nuovo paese. Questi
cubani residenti all’estero ebbero un ruolo determinante nel
finanziamento della rivolta contro la Spagna, capeggiata nel 1895 da
Josè Marti, e successivamente avrebbero preso parte attivamente alla
vita nazionale. I lavoratori del settore dei sigari, sempre più
politicizzati presero parte anche alla rivoluzione di Fidel Castro,
nel 1959, contro il generale Batista.
L’industria
dei sigari, gran parte della quale era di proprietà americana, venne
nazionalizzata insieme a tutto il resto e posta sotto il controllo del
monopolio di stato, la Cubatabaco (nel 1992 diventata società per
azioni con la nuova denominazione di Habanos s.a.). Nel 1962,
l’embargo statunitense su Cuba significò che i sigari avana non
potevano più essere importati legalmente negli Stati
Uniti,ad eccezioni di piccole quantità per uso personale.
Fu
un duro colpo per l’industria nazionale. Molti proprietari delle
fabbriche di sigari espropriate fuggirono all’estero decisi a
intraprendere di nuovo la produzione, spesso utilizzando gli stessi
nomi delle marche che possedevano a Cuba. Di conseguenza si sono
verificate delle dispute per i marchi di fabbrica con produttori non
cubani che utilizzavano gli stesi nomi che essi possiedono legalmente
fuori da Cuba.
Oggi
non è solo la zona caraibica l’unica area dove vengono prodotti i
sigari e dove viene coltivato il tabacco per sigari, ma la produzione
avviene nelle ex colonie olandesi dell’estremo oriente, quali
Sumatra e Giava, le ex colonie britanniche e tedesche in Africa
subtropicale e le ex colonie spagnole, quali le Filippine. Vi sono
ancora in Europa (Germania,Spagna,Olanda,Inghilterra e Danimarca)
importanti industrie di sigari che permettono di soddisfare la domanda
nazionale ed europea.
|