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Bergamo
24 Febbraio 2007
Crespi d'Adda Parte
Quinta |
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Terminato
il pasto a base di Fusilli al Pesto, Roastbeaf, Patatine, una bella
fumata mollemente seduti sulla Piazza Centrale di Bonate non guasta,
si attende Piero che in mattinata ha avuto un Consiglio di
Amministrazione da sbrigare, per partire alla volta di Crespi d'Adda,
ne frattempo si fuma e si fanno quattro chiacchiere, l'atmosfera è
grigia, esattamente come la mattina e non c'è alcun accenno che possa
migliorare, quando finalmente Piero arriva ci si trasferisce nel
vicino Bar per bere qualcosa, per la precisione un limoncello servito
in quantità esagerate dall'oste.
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Intanto
che si consuma Angelo e Piero mi spiegano cosa è Crespi d'Adda. Si
tratta di un Villaggio fatto edificare dagli industriali Crespi
intorno alla loro fabbrica per dare alloggio agli operai,
l'insediamento con il tempo ha preso la forma di un vero e proprio
mondo a parte, all'interno di esso si trova difatti tutto quello che
serve a vivere, la Direzione della fabbrica si era persino occupata di
costruire le scuole, l'ospedale e tutte quelle strutture necessarie ad
una comunità, fino al Cimitero, quasi ogni esigenza era coperta dalla
Ditta, persino la lapide per la sepoltura ed una Centrale Elettrica a
Servizio di Fabbrica e Villaggio.
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Edificato
tra il 1878 ed il 1930 è un perfetto esempio di Villaggio
Operaio, giunto pressoché integro fino a noi rappresenta un
salto nel tempo in un microcosmo Sociale risalente agli albori
dell'Industria Italiana. Nel 1995 l'UNESCO ha inserito l'intero
sito nella World Heritage List in quanto il migliore e meglio
conservato esempio di Villaggio Operaio dell'intero Sud Europa. |
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Appena
arrivati a Crespi d'Adda, percorrendo tutta la strada principale che
taglia in due il villaggio, separando la zona lavoro dal resto, si
arriva la Cimitero, che già da lontano si annuncia in un'atmosfera
nebbiosa e spettrale come qualcosa di particolare, difatti la
struttura, quasi perfettamente quadrata, è sovrastata da una
costruzione sul modello delle Ziggurat che altro non è che il
Mausoleo della Famiglia Crespi, in pietra grigia, consunta ed
opacizzata dal tempo, incute un certo timore, soprattutto in una
giornata così priva di colori.
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La
scalinata frontale porta all'ingresso, un enorme e pesantissimo
portone in ferro incassato tra stipiti di spessissima pietra. Lungo il
perimetro si trovano le tombe più grandi, al centro, nei prati, le
tombe singole, tutte con la stessa identica lapide fornita dalla ditta
in caso di necessità. Sotto il Mausoleo dei Crespi sono stati
ricavati degli ambienti per accogliere nuove sepolture senza intaccare
l'aspetto esterno del Cimitero. Bisogna ricordare che Crespi d'Adda è
tutt'oggi abitato e quindi ogni struttura è ancora efficiente ed
utilizzata.
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Singolare
questa scelta involontaria di iniziare la visita dalla fine, dal
Cimitero, per definizione Ultima Dimora. Tornando lungo la Via
Principale, che nel tratto tra il Cimitero e la Piazza antistante
l'ingresso della Fabbrica si chiama Corso Donizetti, osserviamo alla
nostra sinistra la lunga sfilata di Capannoni della fabbrica che è
stata in funzione fino al 2004 ed oggi è definitivamente chiusa.
Parcheggiamo nel Piazzale Vittorio Veneto, dove si trova l'Ufficio
Informazioni ed il Supermercato ed iniziamo l'escursione a piedi. Ci
inoltriamo quindi lungo il Viale Vittorio Emanuele II che termina
proprio dinanzi ai Cancelli Rossi dell'Ingresso della Fabbrica.
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Svoltiamo
per la strada principale, che da questo punto verso destra si chiama
Corso Manzoni e dopo essere passati dinanzi ad una serie di Villette
che ricordano molto da vicino quella di Paperino, con i loro giardini
puliti e curati, incrociamo la Chiesa, che è una perfetta
riproduzione di quella di Busto Arsizio, paese del quale i Crespi
erano originari. Subito dietro la Canonica si trova una collina sulla
quale si trovano la casa del Medico e quella del Curato, la loro
posizione era volutamente sopraelevata, anche alla Villa Patronale dei
Crespi, per identificare la posizione rilevante della Salute e della
Religione.
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Le
due case, concepite inizialmente come identiche furono poi
differenziate, alla casa del Medico venne annesso anche un posto di
pronto soccorso per curare tempestivamente qualsiasi tipo di malattia,
anche se all'epoca la quotidianità era fatta di infortuni sul lavoro
dovuti a piccoli traumi derivanti dall'uso di macchine ancora
primordiali e pericolose. nella foto si vede bene sulla sinistra la
casa del Medico, con l'ala sulla sua destra adibita ad ospedale e
sulla destra la casa del Curato. In basso uno dei due lavatoi pubblici
di Crespi d'Adda.
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La
passeggiata procede sull'altro lato della via, andando verso la Villa
Patronale, che purtroppo è chiusa e non visitabile, se ne può rubare
qualche scorcio gettando faticosamente l'obiettivo al di sopra del
muro di cinta o tra le sbarre del cancello d'ingresso. Per
una visione d'insieme bisogna giocoforza accontentarsi della foto
ufficiali.
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Finita
la visita la Villaggio dirigiamo su Trezzo, dove si trova la Diga che
la Famiglia Crespi fece costruire per dare elettricità al Paese e che
oggi è diventata di proprietà dell'ENEL, la Diga è costruita nello
stesso stile Tardo Liberty delle costruzioni più recenti del
Villaggio, perfettamente efficiente, rimodernata, mantiene comunque un
fascino retrò eccezionale, in particolare le merlature, le
decorazioni, il tutto accentuato dall'atmosfera ovattata da una
nebbiolina appena accennata.
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La zona di carico dell'acqua è
dotata di una struttura a tempo che letteralmente pettina l'acqua
eliminando i detriti, le alghe ed altri eventuali copri estranei di
una certa consistenza che potrebbero danneggiare il funzionamento
delle turbine.
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Il
Canale di Soprapasso della Diga, che serve per scaricare a Valle le
eccedenze del bacino ricorda molto certi ingressi a Gallerie delle
Metropolitane costruite negli Anni '20 o a certi Ingressi di Tunnel
stradali dello stesso periodo, a me ricorda anche un bel po' Tomb
Raider.
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La
giornata si conclude alla Birreria del Monaco felice, dove ti fanno
presente che non si fuma, ma almeno lo fanno in modo spiritoso. La due
giorni bergamasca finisce praticamente qui, anche se c'è ancora da
fare la trafila dell'imbarco sull'aereo, del volo, del recupero della
macchina al percheggio e dei 30 chilometri di Raccordo che separano
Ciampino dalla mia casa, ma alla fine è tutto di contorno, il viaggio
è valso sicuramente.
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Marcello Salvi
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