“Il
mondo e’ vuoto dopo i romani”
Il
grido di Saint-Just collima con la nostalgia di Rosseau: Roma
Repubblica rappresenta l’unico esempio di organizzazione civica
riuscita. Voltando le spalle alla modernita’ incalzante Rosseau
aveva cercato, nel Contratto Sociale, di identificare le condizioni di
societa’ civile, ma per lui questa doveva coincidere e si realizzava
in un contratto politico che trasformava ogni uomo in cittadino, per
Rosseau questi principi affondavano nel passato, l’eta’ aurea dela
citta’ sulle sponde del Tevere: il Civis Romanus !
La
Repubblica di Roma ha sempre affascinato gli storici, fascino del
successo, i suoi legionari hanno saputo conquistare ed unificare un
territorio immenso, ancor piu’ immenso se misurato con i mezzi del
tempo, un terzo del mondo allora conosciuto, la loro presenza ha
costituito l’ossatura della moderna europa, un’immagine di
grandezza che derivava soprattutto dalla sua politica,
dall’organizzazione dei poteri, dall’eguaglianza dei diritti, i
sussidi pubblici, le leggi agrarie.
Parte
di questa fascinazione deriva sicuramente dalla lettura di Cicerone,
Plutarco, Tacito, Livio, tuttavia essi scrivevano direttamente, o
inconsciamente, per esaltare ed abbellire una realta’ che
rappresentava l’eta’ dorata di una civilta’, esaltavano un mondo
in cui prevaleva il virtuosismo civico e militare.
La
questione in effetti e’ piu’ semplice: i romani erano cittadini !
Umili
o potenti, governati da magistrati a tempo a da principi a vita, senza
esitazione erano cittadini, e chiunque possedeva od acquisiva la
cittadinanza romana era automaticamente romano, il popolo romano altro
non e’ stato che la somma dei cittadini romani, non vi era
distinzione a Roma tra popolo e cittadino e tale estensione arrivava a
far si che un nato delle province, uno straniero, in qualsiasi altra
civilta’, dal colore diverso, divenisse imperatore con il nome di
Settimio Severo e che il suo figlio, nato a Lione, quindi fuori dalla
cerchia muraria, da uno straniero, divenisse imperatore a sua volta.
Roma era nei fatti una citta’ ed una civilta’ unitaria, dove il Civis
Romanus era il fondamento delle istituzioni.
Nulla
di nuovo, dunque, nei principi rivoluzionari del 1789, nei quali
nazionalita’ e cittadinanza coincidevano quasi perfettamente, in
maniera legittima i giacobini francesi sostenevano che l’evoluzione
partiva dalla riconquista dell’antichita’ perduta, da quel civis
romanus che unificava rendendo popolo una serie di popoli che si
trovavano riuniti nella comune cittadinanza ad un impero che non
poneva limiti.
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