Quando
chiesi a mio nonno di insegnarmi a caricare la pipa mi rispose
semplicemente “Imparerai, impariamo tutti da soli”, all’epoca
compresi poco il rifiuto. Con il tempo
ho cercato di imparare ma i primi tentativi sono stati
scarsi, frequenti riaccensioni, fumate corte e parecchio tabacco
buttato, poi ho avuta una mezza illuminazione guardando un vecchio
film del Maigret di Cervi, trasmesso dalla televisione francese alle
tre di notte con i sottotitoli. Nell’episodio “Una testa in
gioco” si vede chiaramente, per almeno due volte, Maigret che
infila la pipa nella borsa del tabacco e la usa a mò di cucchiaio,
poi tenendola sempre dentro la borsa con un dito continua a spingere
tabacco nel fornello, nello stesso episodio, in un altro momento, lo
si vede pigiare il tabacco appena caricato con l’indice ed
accendere quasi subito, che mi ricordi solamente una volta lo si
vede usare il pigino, se non sbaglio nell’episodio “Un’Ombra
su Maigret”, ma l’immagine dura meno di un secondo. Adottando
questa tecnica ho scoperto che effettivamente la mia abilità di
carica migliorava, le riaccensioni si diradavano e la durata della
fumata utile si allungava.
Qualche anno dopo, casualmente incrociai
su una bancarella “La mia pipa” del Bozzini, allora non sapevo
neppure chi fosse. Scoprii che il Bozzini descriveva nei dettagli il
metodo usato dal Cervi/Maigret e lo definiva “tutto sbagliato”,
eppure con me funzionava ! Allora capii il rifiuto di mio nonno. La
carica è un metodo personale che ognuno deve generare dalle proprie
abitudini, c’è chi preferirà una carica serrata, chi blanda, chi
pensa che il tiraggio debba essere come a pipa scarica chi invece lo
vuole inesistente, cose che un principiante non può capire subito.
E soprattutto che nessuno può insegnarti. Per un esperto il metodo
che io usavo con successo era “tutto sbagliato”, eppure
funzionava. Non mi sono lasciata influenzare ed ho provato a
perfezionare la tecnica, anche perché non sempre si ha a la
possibilità di infilare tutta la pipa nella scatola del tabacco,
sia perché la scatola è mezza vuota, sia perché non si è a casa
ed allora il tabacco sarà stipato in piccoli contenitori. Infine
sono giunta alla mia tecnica personale. Il Caricamento
Gravitazionale !
In sostanza dopo avere lasciato cadere il tabacco
nel fornello mi limito a picchiettare sul corpo della pipa causando
l’assestamento del tabacco che pian piano riduce il suo volume
compattandosi, a questo punto rabbocco e picchietto di nuovo e
ripeto l’operazione fino a quando il tabacco si assesta
definitivamente al livello del bordo del fornello, a quel punto
pigio con un dito cercando di uniformare i bordi ma senza comprimere
troppo ed accendo. In genere con una media di tre riaccensioni
un’ora di fumata è garantita. Tuttavia la cenere che si forma via
via in superficie mi ha sempre creato dei problemi, c’è chi ci
dice di lasciarla lì, chi dice di limitarsi a capovolgere la pipa,
io agisco diversamente. Con lo spillo del curapipe picchietto
leggerissimamente la superficie della cenere, capovolgo la pipa e do
due colpetti con il dito, la cenere cade, do una pigiatina per
pareggiare i bordi e riaccendo.
Ho chiamato questa tecnica Carica
Gravitazionale perché tutto il lavoro lo fa la gravità che aiutata
dai colpetti alla pipa fa in modo che il tabacco scenda verso il
basso andando ad occupare tutti gli spazi utili senza però chiudere
il tiraggio, io ho trovato con questa tecnica la “mia carica”. |