Quanto
scrivo e' tratto dalla rimpianta rivista
''La
Pipa'' diretta da
J.M.Paronelli
anno 3 n° 4 Novembre 1984.
Trattasi di un'intervista rilasciata da Cavazzon Sebastiano, ultmo
discendente della ditta Francesco Cavazzon di Bassano ( F.C.B.) del
Grappa.
1) Mio Nonno Francesco Cavazzon ebbe tre figli, Ginevra, Everardo,
Augusto, ed io sono l'ultimo figlio di Augusto. Sono cresciuto nella fabbrica delle pipe di terra e si può dire che
sono stato allevato dai dipendenti e dagli operai stessi che mi
volevano molto bene, ho vissuto per molti anni fra di loro, ho visto
ed imparato molte cose.
Innanzi tutto tengo a precisare, che la pipa di terra si fa con la
terra creta e non si deve confondere con le pipe di ceramica, o con
pipe fatte con altri materiali.
2) Nel 1921 venne effettuata, alla morte dei nonni, la divisione dei
beni fra mio zio Everardo e mio padre Augusto.
La fabbrica rimase di propietà di Cavazzon Everardo, la produzione
di detta fabbrica era invece di propietà di Augusto, il quale
provvedeva alla vendita degli articoli prodotti ed al mantenimento
della stessa.
3) Nel 1931 venne la scissione vera e propria dei due fratelli.
La Ditta Francesco Cavazzon di Bassano Veneto - ora Bassano del
Grappa - nel suo ramo ( produzione di pipe di terra ) non ha mai
avuto dei concorrenti. Le nostre pipe erano esportate in tutto il
mondo.
Nessuno poteva eguagliare la lavorazione, la robustezza, la bellezza
e la perfezione della nostra produzione, inoltre, unici in Italia,
producevamo la famosa pipa di terra Chemnitz, sia marmorizzata che
nera, con procedimenti che non intendo rivelare: potrò se mai dire
qualcosa circa la lavorazione della terra e questo in seguito alle
insistenze dell'amico Alberto Paronelli di Gavirate.
LAVORAZIONE DELLA TERRA
Quando ci portavano la terra, arrivavano otto o dieci carri trainati
da cavalli, e la si scaricava nel cortile della fabbrica in un
angolo destinato a quell'uso.
La terra veniva poi presa, a piccole partite, circa un quintale
l'una, e gettata dentro una vasca di cemento, veniva immessa una
quantità d'acqua nella proporzione di cinque a uno, cioè, su un
quintale di terra cinque d'acqua.
Dopo 24 ore da questa prima operazione, si iniziava lo scuotimento
della terra a mezzo di pale di legno, - il ferro lascia sempre
tracce di ruggine - fino a che risultava un poltiglia o per meglio
dire, una fanghiglia.
Dopo altre 24 ore da questa prima operazione, si aggiungeva ancora
un quintale d'acqua e si ricominciava a mescolare sempre con un remo
di legno; dopo circa mezz'ora di rimescolamento, a mezzo di secchi,
si pigliava questa fanghiglia e si buttava nel primo setaccio, a
grana grossa per trattenere eventuali sassi ed altre impurità.
Dal primo setaccio si passava al secondo e via via fino al quinto
che lasciava passare solo acqua tinta di rosso, perche' la terra era
già rossa all'origine.
Dall'ultimo setaccio poi, l'acqua con la terra così trattata e di
conseguenza priva di ogni impurità veniva messa in una vasca di
mattoni, col fondo pure di mattoni, sia il fondo che le pareti erano
a perdere.
Dopo quattro o cinque giorni di riposo, la terra in sospensione
nell'acqua, per gravità, si depositava sul fondo, e una parte
dell'acqua veniva assorbita dalle pareti; l'acqua eccedente invece
veniva levata con una canna fino al livello della terra.
Si lasciava ancora riposare la terra fino a che sulla superfice si
notavano delle screpolature, si provvedeva allora alla sua
essicazione con questo procedimento:
La terra veniva messa su piatti di Gesso e messi al sole per 24 ore,
cioè circa tre giorni, di più nella stagione invernale, appena
queste specie di palle di terra avevano una certa consistenza,
venivano ulteriormente asciugate al sole attaccandole al muro (alla
sera sia i piatti che le ''pettine'' venivano messe in luogo
asciutto).
Quando la terra era pronta, si pigliavano le ''pettine'' e si
ammonticchiavano una sull'altra battendole con una barra di ferro in
modo che facessero presa una con l'altra, e poi venivano
immagazzinate.
Si lasciavano a macerare, coperte con sacchi di juta che venivano
regolarmente inumiditi dai 12 ai 18 mesi.
Dopo tale periodo la terra era pronta per essere trasformata in
pipa.
LAVORAZIONE DELLA PIPA
Per la produzione della pipa, si piglia circa 10 chili di terra, lo
si porta sopra un tavolo adatto, e lo si sottopone ad una violenta
battitura in modo da renderlo omogeneo; dopodichè si pota
all'operaio addetto che a suo giudizio e a seconda della misura
della pipa, prende una manciata di terra, l'arrotola fra le mani in
modo da farla sembrare una specie di salsicciotto, unge uno stampo
di bronzo con un po di petrolio, lo riempe di terra, e lo mette in
morsa, tenendo il dito pollice della mano destra sullo sbocco dello
stampo ( dove va inserita la cannuccia) infila nello stesso (dopo
averlo unto), il Cugno (specie di punteruolo in ferro liscio) sulla
parte superiore dello stampo in modo da formare il focolaio; il dito
serve a far sì che la terra spinta dal cugno dalla parte superiore,
non esca da quella inferiore, ma riempi lo stampo.
A questo punto si inserisce il cugno inferiore nello stampo (dopo
aver tolto il pollice), quidi si toglie il cugno superiore e nel
foro lasciato, si inserisce un secondo atrezzo a tre punte fino a
che si sente la resistenza del cugno inferiore; poi si apre la
morsa, si toglie lo stampo, lo si divide e con delicatezza si toglie
la pipa e la si mette ad asciugare su una tavola dove sono stati
piantati dei chiodi in modo che la stessa riceva aria da tutte le
parti. Dette operazioni da parte di un esperto non richiedono che
cinquanta-sessanta secondi.
Le pipe, quindi, devono rimanere per circa 24 ore protette da umidità
e sole, poi si possono portare all'aperto per la completa
essicazione; dopodichè vengono pulite da eventuali slabbrature,
tornito il focolaio e l'imboccatura della canna.
Ad essicazione completa, vengono messe in fornace e cotte a fuoco di
legna per circa sette ore a fuoco lento ma continuo; poi per 10
minuti circa a fuoco piuttosto vivace, infine si lascia spegnere la
fornace.
Il giorno successivo verranno tolte dal forno e sistemate in
cassette per definitiva lucidatura.
Verranno poi incartate, dozzina per dozzina quelle corrispondenti a
numeri di catalogo.
Per le pipe di Chemnitz il procedimento è uguale, solo la finitura
è molto differente.
Cavazzon Sebastiano
Via IV Armata 26
Bassano del Grappa
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