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mificrozet
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Inserito il - 19 maggio 2010 : 15:29:49
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Mi chiedevo: ma come mai ogni volta che in Italia scoppia un qualche tipo di scandalo legato a partite truccate la Lazio ci sta sempre nel mezzo e non ne esce mai indenne, me lo chiedevo, così, non avevo una cippa da fare e me lo chiedevo.
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------------------------------ «Non è perchè le cose sono difficili che noi non osiamo; è perchè non osiamo che esse sono difficili» (Seneca)
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mificrozet
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Inserito il - 07 novembre 2010 : 17:12:42
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mificrozet
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Inserito il - 13 marzo 2011 : 17:25:24
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| Reja: se c'è Giustizia vinciamo noi. |
Alla sua età non ha ancora imparato che non viviamo in un mondo giusto ?
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mificrozet
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Inserito il - 15 marzo 2011 : 12:14:20
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mificrozet
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Inserito il - 04 luglio 2011 : 21:40:56
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| LOTITO: Sulle maglie scriveremo della Lazio scriveremo "La prima Squadra della Capitale" |
BUFFONE, impara un po' di storia !
La PRIMA Squadra della Capitale fu la FBC Roma (Foot-Ball Club di Roma),
Fondata nel 1899 !
BUFFONE !
La FBC Roma nel 1927 si fuse con Unione Sportiva Alba Audace e la Fortitudo Pro Roma e tutte e tre insieme costituirono l'Associazione Sportiva Roma (AS ROMA) mantenendo i colori sociali ed i simboli della FBC ROMA.
BUFFONE !
'sti Laziali l'hanno da fa Feeneeta co' sta favola, sembrano Berluskaiser, a furia di sparare la stessa cazzata 300 volte alla fine sembra vera.
BUFFONE, la Lazio è stata Fondata come costola della Canottieri Lazio, Società di Canottaggio Piemostese, manco erano Romani 'sti BUFFONI !
BUFFONE, impara la Storia, BUFFONE !
I colori della FBC Roma erano il giallo ed il rosso, i colori di Roma ed è per questo che 'sti BUFFONI furono costretti a sceglierne altri inventandosi la favoletta della bandiera Greca patria della Olimpiadi.
BUFFONI e MILLANTATORI !
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mificrozet
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Inserito il - 31 dicembre 2011 : 13:35:56
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| Lotito, addio alla Lazio nel 2012?
Sabato 31 Dicembre 2011 12:59 Nelle stanze della Federcalcio e delle tre leghe professionistiche, in questi giorni si parla di futuro.
La crisi economica galoppante, la fuga dagli stadi degli spettatori e la fuga dal mondo del calcio di imprenditori disposti ad investire, negli ultimi anni hanno portato ad una serie di fallimenti (più o meno pilotati) senza precedenti. Il sistema calcio concepito negli ultimi anni si è dimostrato un vero e proprio fallimento: troppe 20 squadre in serie A, troppe 22 squadre in serie B, ma soprattutto una vera e propria follia 90 squadre in Lega Pro.
E quindi, per evitare il crack, mano ai tagli, anche pesanti, a partire dalla Lega Pro che dal prossimo anno tornerà all’antico, con l’abolizione della seconda Lega Pro e con una serie C unica divisa in tre gironi (Nord, Centro e Sud) da 20 squadre come negli anni settanta, per ridurre i costi e per dare solidità ad un campionato che al momento non ha senso.
Poi si metterà mano alla Serie B e successivamente alla Serie A, destinata a tornare a 18 o addirittura a 16 squadre, ma non prima del 2015, visto che la Lega ha già venduto il pacchetto calcio alle televisioni con la Serie A con 20 squadre.
Tra le pieghe di questa rivoluzione potrebbe essere nascosto il futuro della Lazio. Quando l’estate scorsa, travestito da buon samaritano, Claudio Lotito si è precipitato a Salerno per resuscitare una società gloriosa ma della quale era giù stato celebrato il funerale sportivo, in molti si sono chiesti il perché di questa scelta. Dopo pochi mesi, il perché è chiaro.
A costo zero o quasi, Lotito si è creato una magnifica alternativa alla Lazio. Per questa stagione, i regolamenti gli consentono di controllare sia la Lazio che il Salerno Calcio, ma dal 1° luglio non potrà restare con i piedi in due scarpe. Il Salerno Calcio guida incontrastato il suo girone di Serie D e ha già in tasca la promozione nella serie superiore.
E sarà un doppio salto, visto che con la riforma dei campionati già il prossimo anno la nuova creatura di Lotito potrà lottare addirittura per la promozione in Serie B. Ma per restare sul ponte di comando del Salerno Calcio, il buon samaritano nel 2012 dovrà fare una scelta deFeeneetiva, decidere se restare alla guida della Lazio e se trasferirsi armi e bagagli a Salerno. Perché con i venti di guerra che tirano, non gli sarebbe possibile mascherare la doppia proprietà di Lazio e Salerno Calcio. A prima vista, la scelta potrebbe apparire scontata. Chi deciderebbe di lasciare la vetrina mediatica che offre una squadra di Roma e una società entrata oramai stabilmente tra le grandi del calcio italiano per trasferirsi a Salerno? All’apparenza solo un folle. Ma le cose a volte sono diverse da quello che appaiono.
La vetrina mediatica, ad esempio, oramai è solo una chimera. La sentenza penale per Calciopoli e l’adozione da parte del CONI del “codice etico sportivo”, hanno di fatto spento i riflettori sul personaggio Lotito, almeno fino a settembre del 2012, data in cui scatterà la prescrizione per il processo su Calciopoli. Ma nell’adottare il codice etico, il CONI ha inserito tra i reati che prevedono la sospensione di un tesserato anche in caso di condanna non deFeeneeta, anche l’aggiotaggio. E per il reato di aggiotaggio (più altri reati), Claudio Lotito è stato già condannato a 2 anni in primo grado dal Tribunale di Milano e tra febbraio e marzo è previsto il processo di appello. Quindi, la squalifica e la sospensione da tutte le cariche elettive, potrebbe andare anche ben oltre settembre del 2012.
E senza la vetrina mediatica garantita da una piazza come Roma, la Lazio al momento per Lotito diventa un vero e proprio peso. I costi di gestione della società negli ultimi anni sono lievitati al punto da rendere impossibile o quasi l’autofinanziamento messo in atto in questi ultimi anni. Le entrate non sono cresciute, le varie iniziative da vetrina (come la web radio e la rivista) non hanno fruttato nulla o quasi, gli introiti da sponsorizzazioni non solo non sono cresciuti, ma sono addirittura diminuiti. In queste condizioni, per fare il salto di qualità richiesto e oramai quasi preteso dalla piazza, Lotito dovrebbe mettere per la prima volta mano al portafoglio e immettere soldi nella Lazio tramite un aumento di capitale.
E non si parla di spicci, ma di qualcosa come 50-60 milioni di euro, calcolando il fatto che in caso di aumento di capitale Lotito sarebbe costretto a coprire i due-terzi della cifra complessiva, visto che al momento ha in mano il 66% del capitale sociale e non si può permettere di scendere sotto la quota di controllo del 50%, perché a quel punto la società diventerebbe scalabile sul mercato. Niente vetrina mediatica, quindi, soldi da mettere subito per rilanciare la società, poche speranze di realizzare in tempi brevi lo stadio e nessuna speranza di poterlo costruire su quei terreni sulla Tiberina che Lotito sognava di trasformare da vincolati e per uso agricolo, in edificabili, realizzando così l’affare della vita. Se a questo si aggiunge una contestazione silenziosa ma sempre presente, la guerra in atto con CONI e Federcalcio e la perdita della nomina a Consigliere Federale, l’impossibilità di poter mettere certe operazioni di mercato che in passato avevano “fruttato” molto, ecco spiegati i motivi per cui per Lotito diventa sempre più difficile gestire la Lazio. A Salerno, invece, il discorso sarebbe completamente diverso. Le spese per costruire una squadra in grado di lottare per la promozione in serie B sono imparagonabile agli investimenti necessari per far fare il salto di qualità alla Lazio.
A Roma la società viaggia con una media inferiore ai 30.000 spettatori a partita, mentre a Salerno lo scorso anno per lo spareggio-promozione con il Verona di spettatori paganti ce ne stavano addirittura 25.000. Ma a fare la differenza, potrebbe essere il “contorno”.
Se a Roma lo stadio è una chimera, a Salerno la giunta ha garantito il via libera per la costruzione di una cittadella dello sport con centro commerciale e unità abitative. Siamo lontani dalle cubature sognate con il progetto-Tiberina, ma di questi tempi si tratta comunque di cifre importanti, soprattutto in rapporto agli investimenti da fare sul piano sportivo. Per questo, ad ogni partita del Salerno Calcio in tribuna Lotito c’è sempre e se lui non può al posto suo c’è il fido Igli Tare, pronto a traslocare insieme a lotito in quel di Salerno. Chi a Salerno ha già messo radici è il “biondino”, che con la sua società ha esportato sulla costiera amalfitana il progetto-comunicazione messo su con la Lazio. Il sogno di una svolta in casa Lazio, quindi, potrebbe essere molto più vicino alla realizzazione di quanto si possa pensare e il 2012 potrebbe essere veramente l’anno della svolta. Maya permettendo, chiaramente…
Stefano Greco (sslaziofans.it) |
Lotito, resta con noi, non te ne andare, sei il Mito di tutti noi Romanisti !
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Giala
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Inserito il - 20 febbraio 2012 : 11:02:14
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La seconda squadra della Capitale, prima del frusinate, ieri ha perso per 5 a 1 con il Palermo. Reja catalizza l'ira dei sostenitori.
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Io pipo, tu pipi, egli pipa, ecc.
...arriva un momento, nella vita di un uomo, in cui rimani a corto d'amatriciana (Alvaro Vitali) |
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Giala
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Inserito il - 22 febbraio 2012 : 17:17:11
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| Giala ha scritto:
La seconda squadra della Capitale, prima del frusinate, ieri ha perso per 5 a 1 con il Palermo. Reja catalizza l'ira dei sostenitori.
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c.v.d.
Reja si dimette Lazio nel caos Il tecnico presenta via fax le dimissioni, Lotito le respinge e poi litiga con l'allenatore che decide di guidare la squadra nella partita di Europa League a Madrid. Situazione grottesca. La scelta di lasciare dopo l'ultimo diverbio con il presidente e il ds Tare. Contestate all'allenatore alcune scelte di formazione e i continui riferimenti al fallimentare mercato di gennaio. La squadra potrebbe essere affidata al duo Crialesi-Inzaghi. Reponline |
Io pipo, tu pipi, egli pipa, ecc.
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mificrozet
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Inserito il - 02 aprile 2012 : 16:32:26
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| Calcioscommesse: la Lazio in Europa League grazie a Lecce-Lazio "ufficialmente truccata"
La famosa Lecce-Lazio - quella che il pm Di Martino ha dichiarato "ufficialmente truccata" in un interrogatorio recente - con la squadra romana in piena bagarre per un posto in Europa League, posto che alla fine anche grazie a quei tre punti illegali , riuscirà a strappare. Sempre a danno di altre squadre. In relazione a quella partita, va ricordato, è indagato anche Stefano Mauri. |
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Giala
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Inserito il - 02 aprile 2012 : 19:36:21
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Corriere dello Sport.it Lunedì 2 Aprile 2012 Addio a Giorgio Chinaglia. Storia inFeeneeta con la Lazio
da Wikipedia
Procedimenti giudiziari
Nella primavera del 2006 Chinaglia è stato iscritto nel registro degli indagati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, con l'accusa di riciclaggio, con l'aggravante dall'articolo 7, ovvero con l'accusa di aver agevolato l'attività della camorra.
Nell'ottobre del 2006 il nucleo valutario della Guardia di Finanza ha richiesto una ordinanza di custodia cautelare ai danni di Chinaglia per estorsione ed aggiotaggio, nell'ambito dell'inchiesta della procura della Repubblica di Roma sulle irregolarità nella scalata alla società sportiva Lazio. Al momento dell'ordinanza, Chinaglia risiedeva all'estero negli USA; pochi giorni dopo è stato emesso un mandato d'arresto europeo a suo carico, risultando latitante per la giustizia italiana.[9] Il reato contestato all'ex calciatore è quello di riciclaggio per conto del clan camorristico appartenente alla famiglia dei Casalesi, che voleva impiegare i proventi delle attività illecite per acquistare la Lazio.[10]
Nel novembre 2007 è stato multato per 4,2 milioni di euro per la scalata alla S.S. Lazio, a seguito di decisione della Consob. L'ex campione è stato riconosciuto responsabile di manipolazione del mercato e di ostacolo all'attività di vigilanza della Consob in relazione alla presunta intenzione di un gruppo chimico-farmaceutico estero di acquisire il controllo della Lazio: la Consob ha accertato che la notizia, diffusa da Chinaglia tra ottobre 2005 e marzo 2006, era falsa. L'ex calciatore è stato considerato colpevole di «condotte manipolative poste in essere in relazione ai titoli della S.S. Lazio». La Commissione ha rilevato anche che lo stesso Chinaglia ha «posto in essere, direttamente o per interposta persona, una serie di atti, sostanziatisi in falsità ed omissioni, sintomatici di un atteggiamento dilatorio ed ostruzionistico, che ha procurato oggettivo ritardo all'esercizio delle funzioni della Consob, ostacolandone e rendendone più onerosa l'attività di accertamento dei fatti, funzionale ad assicurare la correttezza informativa ed il regolare andamento degli scambi sul titolo S.S. Lazio».[11]
Nel luglio 2008 è stato colpito da un mandato di arresto per riciclaggio.[12]
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Modificato da - Giala in data 02 aprile 2012 19:38:07 |
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mificrozet
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Inserito il - 22 maggio 2012 : 13:56:33
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| Petrucci: "Senza l'Olimpico la Lazio non gioca il campionato"
Martedì 22 Maggio 2012 12:17 «Sarà nel suo interesse richiedere lo stadio Olimpico perchè altrimenti non potrà giocare il campionato. Non c'è tanta scelta».
Con queste parole il presidente del Coni Gianni Petrucci torna ad affrontare la questione dell'affitto dello stadio Olimpico, una querelle che da tempo coinvolge il Coni, proprietario dell'impianto, e la società Lazio del presidente Claudio Lotito. «Dall'ultima mia segnalazione non c'è stato nessun passo avanti - ha ammesso il numero uno dello sport italiano a margine del Consiglio Nazionale del Coni -. Dipende da lui, le nostre idee sono chiare, ma non graviamolo di altre responsabilità. Sarà nel suo interesse richiedere lo stadio Olimpico perchè altrimenti non potrà giocare il campionato», ha sottolineato Petrucci.
(ansa) |
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mificrozet
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Inserito il - 28 maggio 2012 : 08:55:53
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| ANSA.it > Cronaca > News
Il capitano della Lazio, Stefano Mauri, è stato arrestato dalla polizia nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Cremona sul calcioscommesse. Lo apprende l'ANSA da fonti qualificate. |
Ci fosse una volta da cui inchiesta sul Calcio non Feeneesce con una penalizzazione per la Lazio.
Ci sono dentro SEMPRE !
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mificrozet
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Inserito il - 29 maggio 2012 : 08:51:17
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| SS Lazio, un ente immorale
Martedì 29 Maggio 2012 08:00 (Il Romanista - L.Pelosi) - Non è giusto dire che la storia della Lazio è una storia di scandali e partite truccate. Ce n’è una, ad esempio, che sicuramente i giocatori biancocelesti non si sono venduti.
Si giocò il 7 novembre 1973, in Coppa Uefa, contro l’Ipswich Town. Un gol annullato a Garlaschelli fece infuriare giocatori e pubblico, seguì lancio di oggetti in campo e inevitabile squalifica da parte della Uefa. E così la Lazio divenne l’unica squadra italiana ad aver vinto lo scudetto senza aver potuto partecipare alla Coppa dei Campioni. D’altronde, come si diceva in Sud, certe emozioni c’è chi le vive e c’è chi le sogna. Ai brutti sogni devono aver fatto l’abitudine in casa biancoceleste, nonostante Mauri dopo l’interrogatorio si dicesse «tranquillo». E nonostante poco tempo fa il presidente Lotito parlasse di «tintinnio di manette», in uno dei rari momenti in cui non era impegnato a denigrare la proprietà della Roma. Le manette peraltro lo stesso Lotito le aveva già sentite tintinnare il 14 novembre 1992. Una settimana prima la Lazio aveva perso 2-1 in casa contro il Torino, ma sicuramente lui era ancora più triste per la sconfitta della squadra di cui era tifoso, la Roma, Feeneeta ko 2-1 a Firenze. Una vicenda di appalti miliardari lo portò dietro le sbarre, come peraltro capitò anche al suo predecessore, Sergio Cragnotti, rinchiuso nel carcere di Opera. Ci arrivò direttamente dal Brasile. Si trovava lì per acquistare giocatori, dicevano i tifosi della Lazio. Perché temeva il peggio, sostenevano magistrati e avvocati. Cragnotti patteggiò poi la pena, qualche anno dopo le manette tintinnarono nuovamente per il crac Cirio. C’è chi truffa gli azionisti Parmalat e chi, forse, quelli della Lazio, magari con un bel patto parasociale con il genero Roberto Mezzaroma per evitare l’Opa. La Covisoc indaga, ma qui siamo già tornati a Lotito. Tra Lotito e Cragnotti, peraltro, c’era stato Ugo Longo.
In precedenza era stato capo della procura antidoping Figc e nell’agosto del 1998 aveva dichiarato, trionfante: «Il doping nel calcio non esiste». Per conferma, chiedere a Stam e Fernando Couto, entrambi squalificati per doping quando vestivano la maglia della Lazio. Se i presidenti sbagliano, i giocatori non danno certo il buon esempio. Grazie agli eroi della Nord, la Lazio è stata coinvolta praticamente in tutti gli scandali del calcio italiano. La prima volta, nel 1980, le manette tintinnano sulla porta degli spogliatoi dello stadio Adriatico. I carabinieri aspettano che Pescara-Lazio Feeneesca, poi arrestano Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson per essersi venduti la sconfitta della loro squadra contro il Milan (ed averci pure scommesso sopra). Lunghe squalifiche, condonate per la vittoria del Mondiale nel 1982, con Bruno Conti sul tetto del mondo e la Lazio in B. Assoluzione in sede penale, ma solo perché il reato di frode sportiva fu introdotto nel 1989. Quindi niente processo, nel 1986, per Claudio Vinazzani, un altro che si è venduto la Lazio, condannata pure a 9 punti di penalizzazione da scontare nella loro sede naturale: sempre quella, il campionato di serie B. Ancora oggi, quando parlando dell’anno “del meno nove”, si commuovono e si abbracciano. Forse perché, per una volta, il tintinnio fu solo quello dei soldi del totonero. L’ultimo grande scandalo del calcio italiano è stata Calciopoli e, guarda un po’, ancora una volta era coinvolta la Lazio, salvata dalla retrocessione a causa di una sentenza di primo grado scritta male. Ma le telefonate c’erano e costarono comunque una penalizzazione.
E continuarono, provando ad «ammorbidire» il Lecce. O rispondendo a Cesare Previti, che si lamentava del fatto che il figlio fosse tenuto in panchina dall’allora tecnico degli Allievi Franco Nanni. «Ma me l’hanno imposto in nome della lazialità, sai, tutte ’ste cappiate» rispose il presidente, che della lazialità se ne frega da sempre. Come quando sorrideva felice al gol di Totti al derby nel 1999, lo trovate facilmente su youtube. «Ci abbracciavamo ai gol della Roma» ha ricordato Francesco Storace, colui che favorì la sua ascesa al club biancoceleste quando era governatore della regione che dà il nome alla squadra (ma perché, poi? A Milano c’è forse una squadra che si chiama Lombardia?). Un’ascesa non semplice, c’era da far fronte a più di 100 milioni di debito con l’erario. Caricare i debiti sugli altri, in effetti, è un marchio di fabbrica. Ci provò anche il generale Vaccaro nel 1927, ponendola come condizione per entrare nell’As Roma. (...) |
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Giala
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Inserito il - 29 maggio 2012 : 10:59:24
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| mificrozet ha scritto:
| SS Lazio, un ente immorale
Martedì 29 Maggio 2012 08:00 (Il Romanista - L.Pelosi) - Non è giusto dire che la storia della Lazio è una storia di scandali e partite truccate. Ce n’è una, ad esempio, che sicuramente i giocatori biancocelesti non si sono venduti.
Si giocò il 7 novembre 1973, in Coppa Uefa, contro l’Ipswich Town. Un gol annullato a Garlaschelli fece infuriare giocatori e pubblico, seguì lancio di oggetti in campo e inevitabile squalifica da parte della Uefa. E così la Lazio divenne l’unica squadra italiana ad aver vinto lo scudetto senza aver potuto partecipare alla Coppa dei Campioni. D’altronde, come si diceva in Sud, certe emozioni c’è chi le vive e c’è chi le sogna. Ai brutti sogni devono aver fatto l’abitudine in casa biancoceleste, nonostante Mauri dopo l’interrogatorio si dicesse «tranquillo». E nonostante poco tempo fa il presidente Lotito parlasse di «tintinnio di manette», in uno dei rari momenti in cui non era impegnato a denigrare la proprietà della Roma. Le manette peraltro lo stesso Lotito le aveva già sentite tintinnare il 14 novembre 1992. Una settimana prima la Lazio aveva perso 2-1 in casa contro il Torino, ma sicuramente lui era ancora più triste per la sconfitta della squadra di cui era tifoso, la Roma, Feeneeta ko 2-1 a Firenze. Una vicenda di appalti miliardari lo portò dietro le sbarre, come peraltro capitò anche al suo predecessore, Sergio Cragnotti, rinchiuso nel carcere di Opera. Ci arrivò direttamente dal Brasile. Si trovava lì per acquistare giocatori, dicevano i tifosi della Lazio. Perché temeva il peggio, sostenevano magistrati e avvocati. Cragnotti patteggiò poi la pena, qualche anno dopo le manette tintinnarono nuovamente per il crac Cirio. C’è chi truffa gli azionisti Parmalat e chi, forse, quelli della Lazio, magari con un bel patto parasociale con il genero Roberto Mezzaroma per evitare l’Opa. La Covisoc indaga, ma qui siamo già tornati a Lotito. Tra Lotito e Cragnotti, peraltro, c’era stato Ugo Longo.
In precedenza era stato capo della procura antidoping Figc e nell’agosto del 1998 aveva dichiarato, trionfante: «Il doping nel calcio non esiste». Per conferma, chiedere a Stam e Fernando Couto, entrambi squalificati per doping quando vestivano la maglia della Lazio. Se i presidenti sbagliano, i giocatori non danno certo il buon esempio. Grazie agli eroi della Nord, la Lazio è stata coinvolta praticamente in tutti gli scandali del calcio italiano. La prima volta, nel 1980, le manette tintinnano sulla porta degli spogliatoi dello stadio Adriatico. I carabinieri aspettano che Pescara-Lazio Feeneesca, poi arrestano Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson per essersi venduti la sconfitta della loro squadra contro il Milan (ed averci pure scommesso sopra). Lunghe squalifiche, condonate per la vittoria del Mondiale nel 1982, con Bruno Conti sul tetto del mondo e la Lazio in B. Assoluzione in sede penale, ma solo perché il reato di frode sportiva fu introdotto nel 1989. Quindi niente processo, nel 1986, per Claudio Vinazzani, un altro che si è venduto la Lazio, condannata pure a 9 punti di penalizzazione da scontare nella loro sede naturale: sempre quella, il campionato di serie B. Ancora oggi, quando parlando dell’anno “del meno nove”, si commuovono e si abbracciano. Forse perché, per una volta, il tintinnio fu solo quello dei soldi del totonero. L’ultimo grande scandalo del calcio italiano è stata Calciopoli e, guarda un po’, ancora una volta era coinvolta la Lazio, salvata dalla retrocessione a causa di una sentenza di primo grado scritta male. Ma le telefonate c’erano e costarono comunque una penalizzazione.
E continuarono, provando ad «ammorbidire» il Lecce. O rispondendo a Cesare Previti, che si lamentava del fatto che il figlio fosse tenuto in panchina dall’allora tecnico degli Allievi Franco Nanni. «Ma me l’hanno imposto in nome della lazialità, sai, tutte ’ste cappiate» rispose il presidente, che della lazialità se ne frega da sempre. Come quando sorrideva felice al gol di Totti al derby nel 1999, lo trovate facilmente su youtube. «Ci abbracciavamo ai gol della Roma» ha ricordato Francesco Storace, colui che favorì la sua ascesa al club biancoceleste quando era governatore della regione che dà il nome alla squadra (ma perché, poi? A Milano c’è forse una squadra che si chiama Lombardia?). Un’ascesa non semplice, c’era da far fronte a più di 100 milioni di debito con l’erario. Caricare i debiti sugli altri, in effetti, è un marchio di fabbrica. Ci provò anche il generale Vaccaro nel 1927, ponendola come condizione per entrare nell’As Roma. (...) |
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E basta! Non è giusto sparare sempre così sulla Lazio! Io ho tanti amici laziali che sono brave persone e mi dispiace vederli soffrire per queste cose. Aspettiamo, prima, con fiducia il processo e la sentenza.
Basta, non è giusto! |
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Inserito il - 29 maggio 2012 : 12:45:43
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Vae victis !
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